"Particolare importanza riveste nella normativa vigente il rapporto con le famiglie, che, poste di fronte a difficoltà inattese, necessitano di essere guidate alla conoscenza del problema e informate, in incontri periodici, su ciò che la scuola progetta per i loro figli." (Linee Guida, p. 25)
È importante che si crei tra scuola e famiglia un dialogo costruttivo e una reciproca collaborazione per poter supportare il ragazzo. Solo con un’azione sinergica si potrà ottenere il successo formativo.
La famiglia consegna alla scuola la certificazione diagnostica e richiede il relativo protocollo: è una tutela sia per la famiglia sia per l’istituzione scolastica.
La diagnosi deve essere:
La famiglia non solo deve condividere le linee elaborate nel PDP, ma è la controparte attiva e partecipativa.
I genitori, infatti, devono:
Se sono i genitori ad accorgersi di difficoltà di apprendimento del figlio, dovranno comunicarlo alla scuola e chiedere agli insegnanti se condividono le loro preoccupazioni; in caso contrario potranno invitarli ad un’osservazione sistematica, in base alle loro competenze, per poter verificare i propri dubbi.
Se le difficoltà scolastiche sono state rilevate anche dai docenti, se sono state svolte attività di potenziamento delle abilità mancanti, allora è il caso che la famiglia, su consiglio della scuola, faccia valutare il figlio secondo le modalità previste dalla normativa vigente (art. 3 della legge 170/2010), che prevede la possibilità per tutti i bambini e ragazzi, nel caso di sospetto di presenza di DSA, di poter usufruire di tutte le iniziative utili per l’effettivo godimento del diritto allo studio.
Per la certificazione la famiglia potrà rivolgersi sia a specialisti del SSN sia a specialisti di strutture accreditate.
Saranno i sanitari, attraverso test mirati, a verificare veramente la presenza di un eventuale disturbo specifico di apprendimento.
Ricevuta la certificazione diagnostica, la famiglia si preoccuperà di consegnarla alla scuola e di richiedere il relativo protocollo, come tutela sia per la famiglia sia per l’istituzione scolastica stessa.
A scuola la diagnosi dovrà:
La famiglia può essere attiva e partecipativa nella redazione del PDP o semplicemente essere messa a conoscenza del suo contenuto (soprattutto per quanto riguarda la situazione scolastica di partenza ed in divenire, delle azioni metodologiche e didattiche adottate, degli strumenti dispensativi e compensativi adeguati, dei compiti, delle modalità di verifica, ecc.), nonché essere anche coinvolta nel monitoraggio in itinere del PDP.
La famiglia, sottoscrivendo la presa visione e la relativa accettazione del PDP, formalizza con la scuola un patto educativo-formativo, che prevede l’autorizzazione a tutti i docenti del Consiglio di classe di applicare gli strumenti compensativi e le strategie dispensative ritenute idonee, tenuto conto delle risorse disponibili.
La famiglia deve sostenere la motivazione e l’impegno dell’alunno nel lavoro scolastico e domestico:
In conclusione: le famiglie necessitano di essere opportunamente guidate alla conoscenza del problema non solo in ordine ai possibili sviluppi dell’esperienza scolastica, ma anche informate con professionalità e costanza sulle strategie didattiche che di volta in volta la scuola progetta per un apprendimento quanto più possibile sereno e inclusivo, sulle verifiche, sui risultati attesi ed ottenuti, su possibili ricalibrature dei percorsi posti in essere.