Che cosa è richiesto alla scuola?
Occorre una scuola che insegni a imparare, cioè che non trasmetta solo conoscenze, ma che spieghi come:
Il ruolo di ogni insegnante è aiutare l’allievo a esplorare tutte le possibilità e a sviluppare le strategie che più gli si addicono.
I recenti studi sulle diverse difficoltà di apprendimento spiegano sempre meglio «i confini» tra i disturbi specifici (DSA) e le altre difficoltà di apprendimento, che ora rientrano nei Bisogni Educativi Speciali (BES), confermando quanto già più volte dichiarato nei risultati delle neuroscienze su differenze individuali, pluralità di intelligenze, individualità degli stili di apprendimento.
Oggi, nelle nostre classi, l’eterogeneità è la regola e si dovrebbe individualizzare l’offerta formativa per tutti gli alunni.
Ciò significa insegnare usando forme di «didattica mista», che richiedono l’utilizzo integrato di competenze cognitive diverse, in modo che ogni alunno possa trovare coerenza con il proprio stile cognitivo e di pensiero, e acquisire flessibilità per l’uso degli altri stili.
NUOVO COMPITO PER LA SCUOLA: attuare interventi idonei al riconoscimento dei casi di DSA.
“È compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli studenti, […] L’esito di tali attività non costituisce, comunque, una diagnosi di DSA. La scuola, quindi, deve diventare l’osservatorio per eccellenza, dove è possibile individuare precocemente le difficoltà specifiche di apprendimento. Ciò significa che voi insegnanti dovrete osservare e segnalare tempestivamente i problemi.” (Linee Guida, pp 5-6, par.3.2 e seguenti)..)
Il Legislatore individua, tra i compiti della Scuola, quello di attuare interventi idonei al riconoscimento dei casi di DSA ed, in tal senso, muovendo dalla considerazione che i DSA si manifestano normalmente mediante stili di apprendimento e altre caratteristiche cognitive sintomatiche, assegna alla capacità di osservazione degli insegnanti un ruolo fondamentale nell’individuazione precoce dei potenziali disturbi specifici dell’apprendimento e nella valutazione delle successive strategie da attuare.
La scuola risulta l’attivatrice di tutto l’iter diagnostico-certificatorio, che può sfociare successivamente in ambito sanitario attraverso la gestione dei primi quattro passaggi:
SCREENING E/O QUESTIONARI OSSERVATIVI
Anche l’art. 2, comma 1 del DM 5669/2011 afferma: “ le istituzioni scolastiche provvedono a segnalare alle famiglie le eventuali evidenze, riscontrate nelle prestazioni quotidiane in classe e persistenti nonostante l’applicazione di adeguate attività di recupero didattico mirato, di un possibile disturbo specifico di apprendimento, al fine di avviare il percorso per la diagnosi ai sensi dell’art. 3 della Legge 170/2010.
OSSERVAZIONI SISTEMATICHE
«Solo da una conoscenza approfondita degli alunni, il team docente potrà programmare le attività educative e didattiche, potrà scegliere i metodi e i materiali e stabilire i tempi più adeguati alle esigenze di tutti gli alunni del gruppo classe.» (Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento, 12 luglio 2011)
Il Decreto Interministeriale per le attività di individuazione precoce dei DSA del 17 aprile 2013 afferma che le Regioni e gli Uffici Scolastici Regionali dovranno concordare e firmare protocolli di intesa per regolamentare modalità e tempi delle rilevazioni che potranno essere avviate già a partire dal prossimo anno scolastico.
Tali attività hanno il fine di individuare casi sospetti o a rischio di DSA sin dai primi anni del percorso scolare. Infatti, secondo i protocolli scientifici, la dislessia si può certificare soltanto a partire dalla fine della seconda classe primaria, mentre la discalculia può essere diagnostica alla fine della terza classe.
Vi è così un periodo critico nel quale potrebbe non esservi consapevolezza della presenza del disturbo di apprendimento.
Risulta invece estremamente importante per l'azione educativa e didattica conoscere per tempo l'esistenza del disturbo, così da poter attivare in via preventiva tutte le misure previste dalla normativa sui DSA.
LO SCREENING: strumento di indagine
Lo screening sicuramente non permette di fare una diagnosi! Evidenzia solo quei bambini che sono a rischio di sviluppare un disturbo o che sono semplicemente in ritardo e che perciò andrebbero quanto prima valutati dagli specialisti. Ad esempio uno screening sull’ apprendimento può evidenziare bambini che compiono numerosi errori di decodifica con una velocità di lettura (fattore di rischio) significativamente al di sotto della media per età.
Lo screening non pretende di evidenziare inequivocabile un disturbo, ma di individuare, con una certa attendibilità, i soggetti a rischio di un determinato disturbo e di indirizzare ad uno studio diagnostico una popolazione che presenta alcuni indici caratterizzanti. Per essere efficace un test di screening deve essere semplice, rapido da somministrare e poco costoso, sia in termini di strumentazione che di impiego di risorse specialistiche.
Gli screening possono effettuarsi attraverso TEST, strumenti che esplorino le competenze di lettura, scrittura e calcolo, potenzialmente somministrabili in ambiente scolastico ad una vasta popolazione di soggetti, e attraverso QUESTIONARI OSSERVATIVI.
TEST - Per la valutazione di disturbi nell’ambito della lettura, del calcolo e della sintassi si possono utilizzare test standardizzati, che consistono nella somministrazione di prove relative alle capacità sopra menzionate, che si basano sulla discrepanza tra i risultati ottenuti e il livello di abilità che si suppone che il soggetto possieda in base a caratteristiche come l’età e la scolarizzazione.
QUESTIONARI OSSERVATIVI, cioè strumenti di valutazione che, attraverso una lista di domande sul comportamento rivolte agli adulti di riferimento, esplorano gli atteggiamenti e le performance del soggetto e forniscono una descrizione delle sue difficoltà.
Nel caso dei TEST, oltre al fatto che vanno somministrati da personale esperto, essi comportano tempi relativamente lunghi per la somministrazione, coinvolgono direttamente gli scolari, vengono indagate separatamente le abilità di lettura, scrittura e calcolo e infine, non esplorano contemporaneamente le altre aree dello sviluppo del bambino, la cui conoscenza è necessaria per costruire il percorso di potenziamento.
Nel caso dei QUESTIONARI OSSERVATIVI, invece, la rilevazione è necessariamente più generale, ma esplora i comportamenti osservabili, nell'ipotesi che questi siano indicatori delle disabilità sottostanti. Questo tipo di indagine è necessariamente meno specifica, ma ha, di contro, il vantaggio di raccogliere informazioni più globali sul bambino/ragazzo, dal momento che, partendo dai comportamenti osservati, rimanda alle diverse aree dello sviluppo (organizzazione motoria, linguaggio, competenze cognitive generali, aspetti socio-relazionali ...).
In ogni caso, si precisa che il questionario non è uno strumento diagnostico, ma consente di porre un primo sospetto dell'esistenza di un DSA ed agevola l'invio del ragazzo ai centri specializzati per la diagnosi.