I disturbi specifici di apprendimento (DSA) appartengono ai disturbi del neurosviluppo (DSM 5 - Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, 2014); hanno un’origine biologica e coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale (Consensus Conference della Sanità, 2011). I DSA hanno dei codici nosografici relativi ai manuali diagnostici ICD-10 e DSM-5 (Nella Sanità vengono ancora utilizzati i codici dell’ICD-10, in particolare quelli della categoria F81, disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche).
È dell’ottobre del 2010 la legge che “riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia, quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati «DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana”. (Legge 170/2010, art.1.).
I soggetti con DSA presentano generalmente:
I DSA, per la loro natura costituzionale, tendono a persistere nel tempo: la riabilitazione e gli interventi didattici possono ridurre notevolmente il grado di compromissione funzionale, ma non possono far sparire del tutto il problema.
Ma vediamoli in dettaglio, facendo ancora riferimento al manuale nosografico ICD-10, in attesa delle novità previste nella sua undicesima edizione.